Questa è una di quelle storie che tu non ci credi. Dici, non è possibile, è uno scherzo. Una di quelle storie dove c’è sempre qualcuno che ha il compito di trasformare le favole in incubo. Una sorta di antieroe, tipico nelle favole, molto presente nella vita reale, che fa questo mestiere. La sua professione.
In questa storia la nostra protagonista è la maestra Francesca. Siamo a Prato. L’antieroe è un sindacalista, tale Claudio.
È successo che Francesca ha aspettato che riaprissero i parchi e ha deciso di fare qualcosa di pedagogicamente bello e costruttivo. Ha scelto una montagna di favole, si è studiata tutte le norme del distanziamento sociale e si è attrezzata con i dispositivi di sicurezza. Poi, con il consenso entusiasta dei genitori, una mattina ha invitato i piccoli al parco. Sul prato, per raccontare loro le storie più belle sotto gli alberi e tra i fiori profumati. Un gesto d’amore nei confronti dei suoi alunni, da troppi mesi in casa. Un successo. Gli occhi dei bambini pieni di gioia, contentissimi i genitori.
Come sempre però, dicevo, c’è il nostro antieroe. Claudio, sindacalista del settore scuola. Si è scagliato contro l’iniziativa. Il motivo? Secondo lui l’idea di Francesca, in barba alle regole di sicurezza, rischiava di far passare per nullafacenti le colleghe. Incredibile.
Francesca c’è rimasta molto male. Sino a quando però, come nelle migliori favole, arrivano gli aiutanti. 108 genitori in una lettera l’hanno difesa a spada tratta. Hanno anche scritto di aver provato vergogna per quelle parole del sindacalista. Colpito e affondato.
Il finale è ancor più bello: l’idea di Francesca è stata presa come esempio da altre insegnanti. Tutti nei parchi di Prato a raccontare fiabe con i bambini.
Perché le fiabe educano la mente. E il nostro sindacalista dovrebbe leggerne un bel po’.