Allora, questa è una storia brutta, molto brutta. La racconta Giada Lo Porto di Repubblica. Ikea a Catania ha negato l’ingresso a un bambino disabile perché non aveva la mascherina. Ma la legge, la legge dello Stato cara Ikea, lo permette. Sia per i bimbi al di sotto dei sei anni che per i bimbi con disabilità che non possono utilizzarla.
La mamma denuncia questa brutta storia su Facebook perché “deve essere raccontata affinché non accada più niente del genere”, e cosa succede? Che il social di Mark Zuckerberg la oscura. Scandalosa Ikea, scandaloso Facebook.
Non serve la mail di scuse di Ikea. È il trionfo del nulla. “Ci dispiace moltissimo sapere che per lei la soluzione da noi auspicata non fosse conforme alle sue aspettative e pertanto ci piacerebbe confrontarci per capire come poterne trovare una insieme”. Che significa?
Sapete cosa mi fa più rabbia? Quello che scrive Ikea sul suo sito a proposito del sociale. “In IKEA siamo consapevoli del nostro ruolo all’interno delle comunità locali e ci impegniamo a essere dei buoni vicini, perché qualunque cosa facciamo e ovunque svolgiamo le nostre attività, vogliamo avere un impatto positivo sulle persone e sul pianeta”.
Dei buoni vicini. Forse.
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