Faraone (Iv) parla con Affaritaliani.it e rilancia: “Utilizziamo, invece, le commissioni permanenti, facciamo funzionare le Camere in maniera ordinaria”
Non serve moltiplicare i luoghi di decisione, ma soprattutto “non si può rischiare di andare fuori tempo”. Per il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone, insomma, questa bicamerale non ‘s’ha da fare’. Interpellato da Affaritaliani.it, spiega le ragioni del suo no anche al ricorso a strumenti quali le commissioni monocamerali. Secondo il senatore di Iv, infatti, quello del Parlamento esautorato rischia solo di tradursi in un alibi.
Presidente, Renzi qualche giorno fa ha detto che una bicamerale non avrebbe senso. Rimane questa la linea di Iv?
Non abbiamo cambiato idea. Con una bicamerale rischiamo solo di istituire l’ennesimo organismo che si occupa dell’emergenza coronavirus. Come se non ci fossero state già le varie task force, a cominciare da quella guidata da Colao, o gli Stati generali. Se sommassimo a queste anche una bicamerale sarebbe solo un moltiplicarsi di luoghi di discussione.
E invece?
E invece a noi interessa che si agisca in fretta. Ci sono le commissioni permanenti che lavorano. Noi siamo per utilizzare queste. Anzi, a Conte abbiamo chiesto di impiegare il mese di agosto in Parlamento proprio per poter presentare un piano di riforme. E, poi, ad essere sinceri, bisognerebbe anche valutare un altro aspetto.
Quale?
Che le bicamerali non hanno avuto grossa fortuna nel Paese. Un motivo in più per evitare che si ripetano flop.
Non ne fa, dunque, una ragione di tempi che rischiano di allungarsi.
C’è un problema di moltiplicazione dei luoghi di decisione e poi, certamente, c’è il rischio che, tra istituzione della commissione e accordo sulla presidenza e sui membri, si vada fuori tempo.
Si sta anche affacciando l’ipotesi, nelle ultime ore, di due commissioni monocamerali. E’ scettico anche su questa soluzione, dunque?
Valgono esattamente le stesse ragioni.
Eppure sarebbe un modo per ridare centralità alle Camere. Qualche giorno fa il presidente di Montecitorio Roberto Fico ha sottolineato che il Parlamento è la prima task force degli italiani, mentre ieri anche il presidente del Senato Elisabetta Casellati ha insistito sulla centralità delle Aule.
Ma il Parlamento non è che ha mai chiuso o ha avuto bisogno di procedure straordinarie per svolgere il suo lavoro. Siamo stati noi per primi, vorrei ricordare, a chiedere centralità per la Camere e a chiedere che, quindi, si abbandonasse la strada dei Dpcm, cosa che poi è avvenuta. Non vorrei che questa storia del Parlamento esautorato diventasse un alibi. Ma, poi, guardiamo la realtà.
Guardiamola.
E’ sotto gli occhi di tutti la pantomima andata in scena sui rinnovi delle presidenze di Commissione. Ritrovarci a fare polemiche e discussioni su chi debba presiedere una eventuale bicamerale piuttosto che le monocamerali, sui membri che dovrebbero entrare a farne parte, sarebbe davvero troppo. Quindi, si utilizzino tutti gli strumenti che il Parlamento ha già a disposizione. Troviamo il modo di far funzionare le Camere in maniera ordinaria. Questa, a mio avviso, è la via maestra.
Si fa il nome di Renato Brunetta come presidente di una delle due eventuali monocamerali, per esempio, e dal M5s si è levato l’alt della senatrice Barbara Lezzi. E questo che, insomma, secondo lei va evitato?
Premetto che noi non abbiamo nessuna preclusione e soprattutto esprimo apprezzamento per il comportamento di Brunetta e, in generale, di Forza Italia in questa fase. Quello che temiamo, sì, è proprio il linguaggio della Lezzi che è inaccettabile sotto ogni punto di vista. Tutte le forze politiche sono ben accette e se tra esse ce n’è qualcuna dell’opposizione che si rivela più coraggiosa e mostra un atteggiamento costruttiva, innalzare muri preconcetti è inaccettabile.
Le riunioni del Comitato interministeriale per gli affari europei dovrebbero partire a stretto giro. Come immagina questi incontri: allargati a tutti i ministri e agli enti locali oppure in forma più ristretta?
Innanzitutto dico che non dobbiamo buttare via tutto il lavoro fatto fino a ora da esperti come Colao. Fatta questa premessa, aggiungo che per noi è fondamentale un coinvolgimento delle parti sociali, ma anche di enti locali e Regioni. Vanno coinvolte, per esempio, anche sull’uso del Mes, anche perché non credo che ci sia un solo presidente di Regione che rinuncerebbe a ristrutturare la sanità. L’importante, però, è fare in fretta.
Passiamo alle riforme prioritarie. Da cosa bisogna partire secondo voi?
Dal sostegno alle imprese, a cominciare dai settori più colpiti dalla pandemia come il turismo. E poi bisogna puntare sulle decontribuzioni al posto della cassa integrazione. In generale, occorre supportare le imprese, dare loro forza, anche attraverso la fiscalità di vantaggio, perché solo così sosteniamo davvero l’occupazione e i lavoratori. Ma per noi sono prioritari pure i piani per le infrastrutture. E il ponte sullo Stretto e tra questi.
Sulla destinazione delle risorse, le divergenze non mancheranno. Immagina che possano verificarsi smottamenti nella maggioranza?
Non temo smottamenti, ma reputo prioritario, questo sì, il coinvolgimento delle opposizioni.
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