Se oggi la Sicilia si trova al livello “arancione” la responsabilità ha anche il nome e il cognome di Nello Musumeci. Perché lui, insieme al suo assessore alla Salute, si sono dimostrati ancora una volta incapaci di gestire la pandemia da Covid-19.
Che significava mettere in sicurezza i siciliani e rispondere all’appello che oggi Sicindustria, Confesercenti Sicilia, Confapi Sicilia, Legacoop, Confcooperative, Unci, Agci, Unicoop Sicilia, Ance Sicilia, CNA Sicilia, Conflavoro PMI Sicilia, Assoimopresa, Confagricoltura hanno rivolto alla politica. Alla politica tutta. Perché davanti all’emergenza non ci sono bandierine da sventolare, casacche da indossare.
Chiedono a tutti noi che «vengano messe in campo tutte le procedure e tutte le attività necessarie, tutte le prassi e i protocolli per far sì che la Sicilia venga riportata nel novero delle regioni cosiddette gialle, occorre prendere tutte le misure che consentano da un lato di tutelare la salute e dall’altro di affrontare il tema della tenuta del nostro sistema economico e sociale».
Io questo appello degli imprenditori lo comprendo e lo sottoscrivo. Così come chiedo alla Regione di procedere con qualche conferenza stampa in meno e qualche posto letto in più.
Se siamo d’accordo, su questo si cammina insieme, insieme alle famiglie e alle imprese, nell’unità e nella responsabilità.
Ma non siamo ancora nelle condizioni che tutti noi auspichiamo. E vi spiego perché.
La classificazione della nostra Sicilia quale regione “arancione” non è un capriccio del destino, ma è scaturita dalla valutazione dei 21 parametri ben noti ai governi regionali: numero dei casi sintomatici, i ricoveri, i casi nelle RSA, la percentuale di tamponi positivi, il tempo medio tra sintomi e diagnosi, il numero di nuovi focolai, l’occupazione dei posti letto sulla base dell’effettiva disponibilità.
Ad esempio, analizzando l’ultimo parametro, il numero dei posti letto di terapie intensive effettivamente disponibili, quindi già pronte in Sicilia è di 588 anziché i 633 previsti.
Nell’ultima conferenza Stato-Regioni (quindi presenti Musumeci e Razza ), il commissario Arcuri ha dichiarato di aver inviato in Sicilia ben 215 ventilatori polmonari (apparecchiature per costruire altrettanti posti letto di rianimazione).
Sapete quanti sono rimasti ancora imballati? Ben 45.
L’assessore Razza si è difeso affermando che i posti letto si fanno con i medici, i monitor, gli infermieri e tutto il resto. Bene, chi ha impedito all’assessore Razza di fare i concorsi o le assunzioni con procedure d’urgenza?
Ad oggi in Sicilia ci sono 142 pazienti intubati nelle U.U.O.O. di rianimazioni e la soglia di allerta scatta a quota 175. Se, malauguratamente, dovesse aumentare il numero di ammalati gravi dove li mettiamo?
Le rassicurazioni di Razza non convincono nessuno, gli obiettivi si raggiungono, non si annunciano. La promessa di 416 posti letto di terapia intensiva, dedicati esclusivamente al Covid e da realizzare entro il 30 novembre, non ha tranquillizzato naturalmente nessuno.
Anche perché, in tutte le ASP siciliane, l’individuazione di ospedali Covid avviene senza alcun criterio di sicurezza, sia per gli operatori sanitari che per i pazienti.
Sarebbe bastato fare una pianificazione dei posti letto nei piccoli ospedali ridotti a poliambulatori o a strutture sanitarie idonee come tanti distretti, o trovare più Covid Hotel per isolare i soggetti a bassa complessità.
Sarebbe bastato coinvolgere di più i medici di famiglia, i pediatri e i medici specialisti convenzionati (le USCA ne sono un esempio in Emilia Romagna) per curare bene i soggetti asitomatici e paucisintomatici a domicilio.
Invece non si è fatto nulla, e nello stesso tempo si stanno mettendo a rischio i malati d’infarto o ictus o i politraumatizzati, per non parlare dei malati oncologici.
Abbiamo idea di quanto inciderà sulla letalità della nostra popolazione attuale e di quella a venire la mancanza di screening oncologici e tutta la gestione improvvisata dei malati cronici? Vogliamo parlare dei tamponi?
In Sicilia si è iniziato solo adesso a sottoporre a tampone un numero sempre più consistente di soggetti. Perché non si è fatto prima? Durante quest’estate ad esempio?
Infine, le sconcertanti carenze emerse sul territorio. Perché, in questi 3 anni di legislatura, Musumeci e Razza non hanno approntato una riforma che riducesse le Aziende da 17 a 5 (una per ogni milione di abitante) per rendere più efficienti i nostri ospedali, come hanno fatto tutte le regioni virtuose?
Perché non hanno rimodulato tutta la medicina territoriale (con la cura di tante patologia croniche) prevedendo la presa in carico dell’ammalato a domicilio?
Il parametro con cui il Ministro della Salute ha classificato la Sicilia al livello “arancione” non riguarda il numero di soggetti popolazione/contagiati positivi al Covid, ma la capacità di tutto il sistema sanitario di reagire a questa terribile pandemia e nello stesso tempo, di provvedere alle cure dei malati non Covid.
Il gioco dello scaricabarile è vecchio e oramai non ci casca più nessuno. Se proprio Musumeci vuole prendersela con qualcuno, se la prenda solo con se stesso.
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