In Italia non ci sono medici? Il problema lo risolve la destra con una falsa equivalenza: l’abolizione del numero programmato in Medicina e Chirurgia.
Parole piene d’aria, sia perché la loro proposta prevede comunque uno sbarramento sia perché non si risolverebbero i mali profondi della sanità. A mancare in Italia, uno tra i pochi Paesi europei ad avere corretta presenza numerica di medici, sono gli specialisti e la carenza negli ospedali di medici è dovuta alle condizioni lavorative e contrattuali.
La cura della destra aggraverebbe la malattia: si dovrebbero stanziare fondi per formare medici che non potranno finire il corso di studi, fondi che potrebbero essere investiti, invece, per migliorare le condizioni di lavoro dei medici nei nostri reparti a vantaggio dei pazienti.
Cosa accadrebbe con l’abolizione del numero chiuso? Fra dieci anni, questo il tempo necessario per formare un medico specializzato, avremmo ancora più disoccupati, per non parlare della formazione universitaria che scadrebbe ai danni dei pazienti.
E’ una mossa populista, da geni della lampada, quella della Lega e Fratelli d’Italia.
La soluzione si articola, invece, su quattro punti.
1) Aumentare il numero di borse di specializzazione, aumentando così l’outcome di specialisti.
2) Applicare massivamente il DDL Calabria, che permette di assumere i medici in formazione specialistica agli ultimi anni, anziché assumere medici di dubbia formazione per creare il caso politico sulla pelle dei nostri malati.
3) Aumentare il numero programmato alla facoltà di infermieristica e attuare un programma di contrattualizzazione degli infermieri, quelli sì realmente mancanti.
4) Migliorare le condizioni di lavoro nei reparti ospedalieri, garantendo ai medici giusto salario e rispetto della professione.
E’ questa l’unica terapia per salvare i nostri ospedali.
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