L’onorevole Davide Faraone, rieletto alla Camera con il Terzo Polo di Azione e Italia Viva, auspica che sul tema della riforma dell’abuso di ufficio tutte le forze politiche parlamentari trovino una convergenza. «Non possiamo assistere inermi alla distruzione della vita di donne e uomini che decidono di servire il proprio Comune», dice in questa intervista, aggiungendo: basta «all’esposto in Procura della Repubblica» quale «efficace strumento di lotta politica». In questa legislatura «il garantismo, la giustizia giusta» avranno modo di recuperare «terreno sul giustizialismo», grazie ad una maggioranza che vada oltre quella governativa.
Il ministro Carlo Nordio ha detto che la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata quella di lavorare per l`efficienza dei tribunali. Ma poi ha annunciato di volersi adoperarsi in Parlamento per l’abolizione o la revisione dell’abuso di ufficio. Secondo lei questa scelta si può spiegare nell’ottica di privare gli amministratori della cosiddetta “paura della firma” per realizzare i progetti del Pnrr?
«Io credo che il tema della paura della firma in questo Paese esista e sia decisamente paralizzante. A me il reato di abuso d’ufficio non convince per nulla, è già parte di reati più rilevanti come la corruzione, il peculato, la corruzione. Che motivo c’è di prevedere un “sotto reato” indeterminato e discrezionale se non quello di tenere la politica e gli amministratori continuamente sotto scacco e sotto ricatto? E le stesse identiche considerazioni le faccio sul traffico d’influenze illecite. Bisogna intervenire, con coraggio, superando un certo populismo giudiziario che negli ultimi anni ha imperversato nel nostro Paese».
Nella sua esperienza di parlamentare e di politico a contatto con il territorio ha raccolto anche lei questo disagio degli amministratori?
«Sì, ogni santo giorno, per ultimo il sindaco di Aragona in provincia di Agrigento, Giuseppe Pendolino. Se poi parliamo della miscela esplosiva abuso d’ufficio – legge Severino la situazione si fa ancora più tragica. Quanti sindaci, amministratori, con una condanna in primo grado per abuso d’ufficio vengono sospesi dalla carica? Tantissimi. Quanti sono quelli che hanno alla fine una condanna definitiva? Soltanto 1’1% degli indagati. Intanto togliamo i sindaci di mezzo, si dimettono, si stancano e l’esposto in Procura della Repubblica diventa un efficace strumento di lotta politica. Una follia».
La riforma dell’abuso di ufficio potrebbe essere il primo atto di convergenza tra il Terzo Polo e la maggioranza?
«Mi auguro che tutte le forze parlamentari trovino una convergenza su questi temi, basterebbe ascoltare i sindaci di ogni colore politico. Poi comunque qualcosa va fatto ed anche al più presto, con chi ci starà. Non possiamo assistere inermi alla distruzione della vita di donne e uomini che decidono di servire il proprio Comune e alla stasi degli investimenti per paura di amministrare e decidere».
In generale, lei crede che sui temi della giustizia – penso ad esempio alla separazione delle carriere e all’inappellabilità delle sentenze di assoluzione – si potrebbe creare in Parlamento una maggioranza assoluta, quindi superiore a quella delle forze che appoggiano il Governo?
«Me lo auguro. Il nostro programma è chiaro su questi punti e questa legislatura può rappresentare un’occasione affinché il garantismo, la giustizia giusta recuperino terreno sul giustizialismo. Per tutti e non soltanto per uno. Nordio ministro della Giustizia lascia ben sperare, noi lo abbiamo ascoltato alla Leopolda e lo abbiamo apprezzato tanto, adesso si potrà anche trasformare in realtà ciò che ci siamo detti».
In questa possibile convergenza del Terzo Polo con la maggioranza di centro destra sui temi della giustizia avremo sicuramente un M5S contrario a quelle istanze mentre il Pd, loro vecchio alleato, si troverà in difficoltà. Che ne pensa?
Per quel che riguarda il M5S la loro contrarietà sarà la garanzia che staremo facendo bene. Il Pd, fin quando non avrà chiaro cosa vuole essere, sarà sempre in difficoltà, balbettante su tutto perché privo d’identità. Sulla giustizia dovrà decidere se andar dietro ai grillini, a Travaglio ed al loro giustizialismo o se vorrà essere garantiste come il Terzo polo. E finito il tempo del “ma anche””.
Ritiene che un’ulteriore convergenza tra voi e la maggioranza ci possa essere anche sull’irrigidimento delle valutazioni di professionalità dei magistrati?
«Sì, valutazione e responsabilità. Per tutti: per i politici, per gli insegnanti, per i dirigenti e anche peri magistrati, senza alcun intento punitivo, ma semplicemente perché è cosa buona e giusta. I concetti di merito e responsabilità non possono avere zone franche. Lo dobbiamo ai tantissimi magistrati, la stragrande maggioranza, che lavorano in silenzio ed esercitano la loro funzione in maniera straordinaria».
Cosa ne pensa di questo continuo duello tra Meloni che dice “costruiamo nuove carceri” e Nordio che continua a sostenere che “il carcere non è l’unica pena possibile”?
«Che ha ragione Carlo Nordio. Poi bisogna migliorare la vivibilità nelle carceri, visito spesso le nostre strutture e fanno veramente pena, non sono degne di un Paese civile. E migliorare il trattamento economico dei nostri agenti penitenziari. E infine basta con bambini in carcere con mamme recluse, è una barbarie».
Concorda con la proposta di Riccardo Magi di rendere trasparente la scelta dei laici del Csm, ad esempio discutendo dei curriculum in Aula, senza decidere i nomi nelle stanze segrete dei partiti?
«Non so se una discussione in aula dei curricula sia garanzia di maggiore trasparenza. Poi alla fine si vota e prevale comunque la discrezionalità. Poi per carità, tutto ciò che favorisce trasparenza e competenza per me va messo in campo».
In generale, che rapporto vede adesso tra politica e magistratura?
«Non buono e non è un bene per il Paese. C’è sempre stata la volontà di una parte di prevaricare sull’altra. Io invece credo nel principio previsto nella nostra Costituzione della separazione dei poteri. Per questo bisogna intervenire per fare che rafforzino un principio che è sacrosanto».
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