Nazarena, una storia corale.
Quando pensiamo alla disabilità la pensiamo in relazione a persone che sono già nate così, e c’è un errore grande: potenzialmente tutti potremmo diventare persone con disabilità. La storia di Nazarena ci racconta proprio questo spaccato, oggi ha 24 anni e si è laureata con il massimo dei voti in archeologia.Ce l’ha fatta nonostante a 18 anni sia stata colpita da una malattia neurologica, che le ha comportato disabilità motorie e psichiche. I suoi occhi e le sue mani per leggere e scrivere sono state quelle della sorella e della mamma, due stelle. Sono state la sua vera terapia, prima spronata a iscriversi all’università e poi insieme hanno realizzato il sogno. Nazarena, sua madre Lea e sua sorella Swami sono una straordinaria forza, un concentrato di determinazione e aiuteranno ancora Nazarena a realizzare un altro sogno: creare un’associazione per fare accedere tutti i disabili ai siti archeologici della sua terra, grazie all’uso di droni che consentono a chi è in carrozzina di raggiungere ogni posto. Il suo messaggio è chiaro: non arrendersi mai, farsi coraggio, non smettere mai di sorridere, qualunque cosa ti riservi la vita.
Il Governo che non (o) sa fare.
Nonostante il larghissimo preavviso questo Governo “non vede arrivare mai nulla”, nemmeno con la moviola: l’aumento dei tassi d’interesse che colpisce i mutui, ampiamente annunciato dalla Bce; il boom dei prezzi dei voli durante l’affollatissimo periodo estivo, già in crescita quando la domanda non era elevata; perfino lo sciopero dei ferrovieri, annunciato da tempo e risolto con una precettazione parziale last minute. Analisi stentata, tempi di reazione differiti ed incapacità di risposte adeguate. Non va bene.
Si riaccende la video-speranza.
Questa è una storia incredibile accaduta a Campobello di Mazara, Comune di latitanza del boss Matteo Messina Denaro, nato a pochi metri da lì, Castelvetrano, in provincia di Trapani. Storia di un cortocircuito che è tutto un programma. Storia della video sorveglianza urbana che è stata spenta quando doveva essere accesa e si accende adesso che tutto sommato potrebbe anche essere spenta. Storia di un Comune che fino a quando non è stato sciolto per mafia aveva un servizio di video sorveglianza attivo in tutto il territorio comunale, sospeso dalla Commissione straordinaria, insediatasi in nome della legalità dopo lo scioglimento del Comune, nel 2013, dopo aver rilevato anomalie nell’affidamento del servizio. Il progetto presentato dall’Amministrazione comunale, e finanziato adesso dal Ministero dell’interno, prevede una spesa di 210 mila euro e la realizzazione di un sistema di videosorveglianza composto da circa 50 telecamere di ultima generazione da installare in tutte le vie di ingresso al territorio comunale e nei pressi dei siti considerati «sensibili». Alcune di queste telecamere saranno addirittura predisposte per la lettura delle targhe dei veicoli. Se qualcuno volesse raccontare questa storia spacciandola per barzelletta riceverebbe più credito di chi come me adesso ve la racconta come una storia realmente accaduta. Oggi, in Italia, in Sicilia, a Campobello di Mazara, dove per anni si è nascosto indisturbato il più importante mafioso latitante degli ultimi anni. Come se al teatro si accendessero le luci soltanto quando lo spettacolo è volto al termine.
Oltre il dolore c’è il coraggio.
Le voglio fare leggere così le parole di Paola Di Caro: “Ho molto parlato di mio figlio, e per ricordarlo lo farò ancora. Mai del processo per la sua morte. Lo faccio per promettere che ripeterò fino all’ultimo respiro quello che dissi al suo funerale: provate ad essere felici. Non fate del male.Non fatevi del male. Ti amiamo Fra”. Questa mamma ha perso suo figlio, Francesco, ucciso l’anno scorso da un’auto in corsa. Il processo è finito, la ragazza che lo ha investito è stata condannata a 5 anni per omicidio stradale. Restano alla mente come pietra granitica le sue parole di enorme coraggio, una mamma che perde un figlio e trova quelle parole d’amore per consegnarle ad altri ragazzi è una donna straordinaria. Una seminatrice di pace e di affezione. Non si è incattivita, ha trovato la forza di restare umana nonostante la peggiore e più dolorosa delle esperienze. Si può superare se stessi solo quando il cuore è pieno d’amore e quando questo diventa impegno civile.
L’opposizione acchiappa farfalle.
Il fatto che non si sia ancora visto un euro della terza rata del PNRR, e che anche la quarta rischia di slittare è molto preoccupante per il Paese. Forse l’opposizione dovrebbe concentrarsi su queste inefficienze del Governo Meloni, più che cavalcare le disavventure giudiziarie di questo o quell’esponente politico di Fratelli d’Italia.
La strage silenziosa.
A piccoli passi e in punti di piedi, è così che i bambini prendono confidenza con il mare tenuti per mano, una presa stretta e ferma. Per altri bambini il mare è la loro ultima fermata, è l’onda che li consegna alla morte, l’abisso è la loro sepoltura. Ne muoiono nel Mediterraneo 11 a settimana, a volte il mare fa riaffiorare i corpi, altre volte no. A volte galleggiano, a volte vengono presi dai pescatori, e non sono pesci. Per loro non piange nessuno, non urla nessuno, non c’è un nome, una data di nascita. Non c’è nulla. Silenzio senza pace per chi prova a costruire una società accogliente, per chi prova a strappare alla morte il futuro del mondo.
Gabriele e Alice, amicizia e inclusione.
Due bambini, due cuori, stessa passione per la danza, stessa empatia. Ne ho scritto per il Riformista.
La Santuzza.
Chi non è mai stato a Palermo il 14 luglio non può nemmeno immaginare le vive emozioni miste a fede che si vivono. E’ il giorno del “festino”, quello in cui Santa Rosalia e il suo carro attraversano le vie principali della città. L’innesto perfetto tra fede e tradizioni. Quest’anno il tema è stato quello della rinascita, lontano da ogni rassegnazione, 9 metri di mezza luna e la Santuzza in mezzo. Forse abbiamo bisogno di speranza, di imparare a riconoscerla, a viverla, a passarcela occhi negli occhi per volare via dalla peste del cinismo. E’ un amore senza compromessi quello tra la città di Palermo e Santa Rosalia, semplicemente perché è purezza ed innocenza allo stesso tempo.
Social e dintorni.
E’ un fine settimana di luglio, uno di quelli torridi dove si passa il tempo al mare, l’attività preferita non è più, ahinoi, leggere un libro, ma scrollare i social. Vorrei fare insieme a voi una piccola riflessione: strumento importantissimo, necessario, anche un’ottima finestra sul mondo, però in alcuni casi si è andati oltre. I social come strumento di denigrazione dell’avversario, di dileggio di chi la pensa in maniera diversa, di offesa fisica. Un tribunale di piazza che emette sentenze definitive, non più appellabili. I social come arma pesante. E’giunto il momento di rivedere questo incontrollabile lato buio di un sistema moderno, che non può cannibalizzarci. Che non può tagliare a carne viva, che non può godere del sangue altrui o pensare di farlo sgorgare. Zampilli di luce vorremmo tutti vedere, di critica anche ma i social impariamo ad usarli.
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