Alcune considerazioni sulla Zes unica meridionale.
Fitto ha annunciato la morte delle 8 Zes (Zone Economiche Speciali) presenti al Sud e la nascita di un’unica grande Zes, che ricomprenderà tutte le regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna).
In realtà finora il Ministro ne ha semplicemente discusso con il commissario europeo, Margrethe Vestager. Ci sarebbe un accordo di massima ma la Commissione Ue dovrà esaminare lo specifico progetto, che ancora non c’è. Quindi è prematuro fare una valutazione puntuale. Un cosa però mi lascia perplesso, l’unica intesa finora raggiunta è: non si dovranno infrangere le regole europee sugli aiuti di Stato. Quindi? Che gioco è questo? Su quali misure allora si intenderà agire? Mi sembra la stessa storia dei livelli essenziali di prestazione (Lep), dovranno essere propedeutici all’approvazione dell’autonomia differenziata ma da realizzare senza ulteriori oneri per lo Stato. Quindi? Senza soldi, come riduci il divario? Chiudi gli asili a Reggio Emilia e ne apri qualcuno a Reggio Calabria?
Ma torniamo alle Zes, il principio che ne ispira la formazione è la deroga a norme fiscali o regolamentari così da attirare investitori.
Si potrebbe pensare ad un’unica autorizzazione per le attività imprenditoriali che vogliono realizzare un investimento, con il principio del “silenzio assenso”. Ma in questo caso perché non prevedere lo stesso lungo tutto lo stivale? E a cosa serve l’autorizzazione dell’UE per una scelta che potremmo fare già adesso autonomamente? In Italia, in teoria dovrebbe funzionare già lo “sportello unico”, ma non se n’è vista l’ombra.
Oppure il Governo pensa ad un differente costo del lavoro nell’area Zes, quindi le classiche “gabbie salariali” per il Mezzogiorno d’Italia? Servirebbe chiarezza su questo punto, sarei contrario: il costo della vita è più basso al Sud e questo potrebbe giustificare salari più bassi, ma è altrettanto vero che i servizi sono assenti o in condizioni peggiori nel Mezzogiorno rispetto al nord Italia. Ciò che risparmi in costo della vita, affitti, carrello della spesa, compensi abbondantemente in costi per welfare familiare, sanità, istruzione, infrastrutture, trasporti. E potrei continuare.
E qui andiamo ad un altro ragionamento: con la “medaglietta” Zes non ci fai nulla, se non si è in grado di superare le diseconomie e gli svantaggi che allontanano gli investimenti delle imprese. Pensate alle politiche del credito, alla sicurezza, alla cappa della criminalità organizzata, alle strade pessime, alla condizione delle ferrovie, al trasporto merci e potrei continuare.
E per tutto questo non serve a nulla il commissario europeo Margrethe Vestager, occorrono gli investimenti, occorre non perdere i fondi e poi mantenere il 40% del Pnrr al Sud, l’80% dei fondi di sviluppo e coesione (fsc). Ad oggi col gioco delle tre carte messo in atto dal Ministro Fitto, non mi sento per nulla garantito da tutto quello che sta accadendo.
In realtà la Zes unica per il Mezzogiorno d’Italia, per la parte che riguarda l’UE già esiste, e l’abbiamo introdotta qualche anno fa, in via sperimentale e rifinanziata dalla legge di Bilancio 2021 con intensità decrescente fino al 2029, si tratta della decontribuzione Sud: l’agevolazione fiscale, in deroga alle regole per gli aiuti di Stato, nei confronti delle imprese che investono al Sud, che toglie il 30% dei contributi ai datori di lavoro privati. È stata di volta in volta autorizzata dalla Commissione europea alla luce delle successive proroghe del quadro temporaneo sugli aiuti di Stato.
La vera Zes unica si realizzerebbe rendendo questa misura strutturale, non temporanea e non decrescente. Su questo dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ottenuto una proroga per tutto il 2023, ma nessuna garanzia per il futuro, anzi, la comunicazione che questo sarà un altro tavolo di trattativa. In realtà è lo stesso tavolo e al Governo su questo chiediamo certezze, non propaganda.
Avrei tenuto in piedi l’idea di Zone Economiche Speciali di doppio livello e non avrei azzerato, di fatto, le 8 esistenti. Da un lato una decontribuzione per tutto il Sud in deroga alle regole degli aiuti di stato, dall’altro lato avrei concentrato nelle 8 zone individuate, evitando inutile dispersone a pioggia, approfittando di risorse comunitarie straordinarie, investimenti immediati per realizzare infrastrutture, collegamenti con i porti, ferrovie, poli universitari d’eccellenza, aziende di credito, presidi di sicurezza straordinari, così da eliminare ogni dubbio alle imprese che volessero investire al Sud. Le Zes territoriali potevano rappresentare dei veri e propri incubatori d’imprese, dei distretti industriali molto simili a quelli che funzionano con successo nel centro nord Italia. E invece il Governo ha deciso di radere al suolo tutto, ha deciso la politica del todos caballeros.
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