Intervista di Adolfo Pappalardo, “il Mattino”, 15 dicembre 2020.
«Confido in una verifica di esito positivo e lavoreremo per questo. Elezioni non ne vedo all’orizzonte: sarebbe da irresponsabili in piena pandemia aprire le cabine elettorali», premette subito Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva in Senato che aggiunge: «Al nostro partito va dato il merito di aver fatto capire a tutti che la politica non è un film muto: si prende il coraggio a due mani e si dice la verità».
Questa verifica può sanare la crisi o è irreversibile?
«Stiamo dicendo cose di buon senso. Come pensare a investire in quello che è il piano Marshall dell’Italia, bloccando ogni tentativo di soffocarlo con nuova burocrazia e ulteriori carrozzoni e fermando ogni tentazione di una deriva cesarista, notata da giuristi del calibro di Sabino Cassese. Se abbiamo tolto i pieni poteri a Salvini non è certo per consegnarli a Conte: la centralità del Parlamento va tutelata sempre, anche se ci si mette in una posizione scomoda».
Una marcia indietro di Conte sulla mega cabina di regia del Recovery basterà?
«Il Recovery Plan è la più grande occasione di rilancio che abbiamo ma, attenzione, sono investimenti di cui dovremo rendere conto alle future generazioni. Il metodo e il contenuto di questo piano strategico e dei suoi progetti non sono cosa da decidere in qualche stanza di palazzo Chigi con manager che saranno pure bravissimi ma non rappresentano gli elettori e i territori. Il business plan dei fondi europei lo abbiamo chiesto da agosto. Abbiamo detto: si faccia in Parlamento, coinvolgendo le opposizioni, le parti sociali, i sindaci e i presidenti di regione, i rappresentati di lavoratori e imprese. Sono passati 4 mesi in silenzio, poi in una notte di dicembre le nostre ministre si sono ritrovate sulla mail il piano confezionato e pronto per essere approvato il mattino seguente. Ora: noi a occhi chiusi non firmiamo nulla. Abbiamo impedito che la task force fosse inserita in manovra e che un Recovery Plan preconfezionato passasse in Cdm. Speriamo di non essere soli in questa battaglia».
La delegazione di Italia Viva guidata da Renzi incontrerà Conte, quali saranno le richieste?
«Renzi ha detto chiaramente che i nostri posti al governo sono disponibili sei metodi non cambiano e continuano ad essere questi. Chiediamo confronto e soprattutto un piano serio per il rilancio dell’Italia che non sia fatto di 3 miliardi per il turismo e 9 per la sanità: ma dove sta scritto, ma chi lo ha deciso che dobbiamo investire pochi spiccioli in due settori chiave della ripresa? Chi lo ha deciso che i 37 miliardi del Mes non vanno presi? Sulle infrastrutture: chi lo ha detto che il ponte sullo stretto non deve essere realizzato? E sullo sviluppo del Mezzogiorno: vogliamo fare una riflessione o decidono tutto quattro tecnici?».
Un rimpasto con un maggior peso vostro?
«Il rimpasto non è mai stato un tema posto. Abbiamo chiesto una verifica dell’agenda, e ci mancherebbe altro, ci sono cose che non vanno bene: stiamo addirittura difendendo i ministri, che Conte ha definito “i più bravi del mondo”, dal commissariamento voluto per loro dal premier per mezzo dell’ennesima task force. Mi lasci dire una cosa: la politica vera non va avanti a forza di minacce di voto ma con le idee. Se sono buone valgono, egli altri ti vengono dietro, pur non volendo. Diciamo che abbiamo fatto un favore a tanti, in questa fase».
Non pensa che il Pd avrebbe dovuto darvi una mano?
«Lo sta dicendo lei. Il Pd è un partito complicato, dove le posizioni chiare sono certamente più difficili da sostenere. Noi siamo come Maradona, nella bellissima definizione di Paolo Sorrentino: siamo disinvolti, e dunque liberi».
Iv ribadisce un no a un governo con l’aiuto del centrodestra?
«In questo momento serve la buona politica. Confido che il presidente Mattarella saprà gestire ogni fase con la saggezza che gli è propria».
Chiedevate maggiore elasticità per la mobilità dei piccoli comuni. Confermate anche dopo le immagini di folla?
«Non si può impedire alle persone di andare a trovare un famigliare che abita a 300 metri ma risiede in un altro comune e consentire che all’interno delle aree metropolitane delle grandi città ci sia una libertà incontrollata. Non si può allo stesso tempo fare il “cashback” di Natale e stupirsi se le persone approfittano nel fine settimana e con i centri commerciali chiusi per fare gli acquisti. Se devono esserci misure più restrittive bene, purché siano di buon senso e tutte in una sola direzione».
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