Senatore Davide Faraone, lei era alla riunione in quanto capogruppo di Iv: è andata male?
«Con il ministro Gualtieri c’è stato un confronto serrato su alcuni temi che abbiamo posto con forza: il Mes, gli investimenti che creano lavoro vero, le infrastrutture con l’Alta velocità al Sud. Sono sei mesi che chiediamo di discutere del Recovery Plan, con un metodo che evitasse l’ennesimo commissariamento delle istituzioni: gli italiani non ne possono più. Stasera (ieri, ndr) la montagna ha partorito il topolino: sono arrivate 13 pagine! Una sintesi che certo non può essere sufficiente a descrivere punto per punto gli investimenti di quello che chiamiamo il “piano Marshall” . Abbiamo chiesto il testo completo, non un bignami. O è troppo? Non abbiamo chiesto noi un rinvio, dirlo è da bugiardi e ipocriti. È creare le condizioni per la rottura».
Se Conte trova i voti in Parlamento, voi andrete all’opposizione?
«Conte va dicendo dal 30 dicembre che va alla conta. Intanto stanno attaccati al telefono per cercare i “responsabili” anziché agire con responsabilità. Auguri, si prendano pure gli Scilipoti e i Razzi 3.0. Noi andiamo avanti portando le nostre idee e i nostri contributi, se non sono condivisi non facciamo gli offesi, semplicemente restituiamo le poltrone. Fatto più unico che raro. Vedete come hanno già modificato il testo originario? Ma non dicevano che ponevamo questioni strumentali? E allora perché è scomparsa la task force, perché hanno portato le risorse sulla sanità da 9 a 20 miliardi, perché hanno ridotto le risorse per i bonus e incrementato gli investimenti? Perché hanno messo più soldi per gli asili nido e la cultura? Avevamo ragione noi. E più andremo avanti, più si comprenderà con chiarezza».
Seconda ipotesi: Conte non trova sostegno e si apre la crisi.
«Non auspico per nulla una crisi di governo in un Paese in piena pandemia e con la sfida dei vaccini davanti. Ci deve essere però una vera svolta nel governo del Paese, un’altra fase che accantoni la politica del “tirare a campare” e rinviare i problemi. Altrimenti meglio stare all’opposizione. Ogni soluzione a una eventuale crisi di governo è nelle mani di Sergio Mattarella, che ha tutta la nostra stima».
Iv ha messo in chiaro che Conte non è indispensabile. Senza di lui, quale soluzione è possibile?
«Conte è il premier di una maggioranza politica, non un passante. E deve portare avanti le istanze che le forze politiche esprimono. Servono interventi seri per imprese, lavoro, sanità, per le nuove generazioni. Possiamo forse accontentarci della narrazione dei “guru” Casalino e Travaglio? Io non affido la guida del Paese a questi qua, non col mio voto. Mi dispiace che sui temi posti da Zanda sul ruolo del Parlamento e daVeltroni su Trump siamo stati gli unici ad esprimerci chiaramente: in nome della real politik non si abbandonano le idee».
Qual è finora il vero punto di rottura: la governance del Recovery, il nodo dei servizi segreti?
«Tutto si tiene: il metodo e i contenuti. La delega ai servizi rappresenta un vulnus che – lo abbiamo visto nella vicenda americana – riguarda la sicurezza nazionale. È più vicino di quanto si pensi. Noi non siamo per le task force, ma per il Parlamento; non siamo per i navigator ma per il lavoro di giovani e donne. E il Recovery sono soldi presi in prestito dai nostri figli, è giusto pensare a loro nello spenderli».
Pensa che una crisi ora sia comprensibile per gli italiani?
«No, infatti mi auguro che il presidente del Consiglio abbia la saggezza di fare le cose che deve, dando risposte agli italiani che ancora non sanno se mandare a scuola i figli lunedì. Ma credo sarebbe stato più irresponsabile se avessimo taciuto sulle cose che non andavano, per mantenere le poltrone. E naturalmente non ci fermiamo».
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